Parliamo di porzioni. Una volta in trattoria servivano le mezze porzioni. a fianco una scelta del film “C’eravamo tanto amati” dove c’era ‘il re della mezza porzione’. Adesso esistono ancora? Oppure sono praticamente scomparse, insieme alle mezze stagioni? Ristoranti e fast food puntano sull’abbondanza. E la nostra linea ne risente?
Due ricercatori della Cornell University, David Just e Brian Wansink, hanno scoperto che il modo in cui viene definita una porzione influenza non solo il prezzo che siamo disposti a pagarla, ma anche la quantità di cibo che consumiamo! In altri termini non abbiamo difficoltà a svuotare il piatto, anche se abbondante, quando viene proposta come normale o standard. Solo se abbiamo di fronte una porzione super tendiamo a lasciarne un po’.
Per verificarlo i due esperti di consumi alimentari, hanno diviso in due gruppi i partecipanti al loro studio prima di servire loro il pranzo. Tutti hanno ricevuto lo stesso menù, e la possibilità di scegliere tra due porzioni di pasta e insalata di dimensioni diverse: ma in un caso la porzione più grande era etichettata come “porzione normale” e la più piccola come “mezza porzione”, nell’altro le etichette indicavano rispettivamente “doppia porzione” e “porzione normale”. Col risultato che, anche se i piatti erano pieni allo stesso modo, i partecipanti convinti di aver scelto una doppia porzione hanno mangiato meno, lasciando nel piatto grandi quantità di cibo.
Walsink, responsabile del sito smallplatemovement.org (movimento per le piccole porzioni), è un esperto di questo tipo di studi. La discussione sulle porzioni è diventata popolare dopo l’uscita del film Super Size me, che prende il titolo dallo slogan con cui alcuni fast food propongono ai consumatori di scegliere, con un modesto aumento di spesa, il menù “taglia super”.
Un’indagine su 300 chef americani, realizzata nel 2007, ha accertato che le porzioni servite sono in media da due a quattro volte più grandi rispetto alla porzione standard proposta dai nutrizionisti. Nell’ultimo mezzo secolo le dimensioni degli hamburger sono quasi triplicate, il bagel (tipico panino newyorkese), è passato da 140 a 350 calorie, e anche in casa le porzioni sono cresciute almeno del 30 per cento. Tanto che nel 2012 il dipartimento della salute della città di New York ha lanciato una campagna per invitare gli esercenti a diminuire le porzioni.
E’ evidente che qualcosa nel nostro cervello ci dice che il piatto che ci mettono davanti è “la porzione”, a prescindere da quanto cibo abbiamo sopra. In altri termini, più i cuochi sono generosi più noi mangiamo, senza renderci conto di quanto stiamo facendo: e visto che in media un adulto consuma il 92 per cento di quanto ha nel piatto, il problema per la nostra linea è serio.
Come calcolare una porzione? Non è semplice. Basta esaminare i parametri proposti dalla Società italiana di Nutrizione umana – 80 grammi di pasta a crudo, 100 grammi di carne fresca o 50 di salumi, un uovo – per capire che le idee dei nutrizionisti sono un po’ diverse da quelle comuni.
Cosa fare? Brian Walsink consiglia di usare un piattino da frutta invece di un piatto normale, ordinare due antipasti al ristorante anziché un primo e un secondo, condividere la pietanza con un commensale, portare a casa gli avanzi come “doggy bag”.
E sì,chiediamo, quando è possibile, una mezza porzione!
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