Il rapporto sbagliato con l’atto di mangiare genera problemi alimentari che portano all’obesità.
La base del problema è il tipo di alimento o il comportamento? Ossia è l’azione di mangiare che può creare uno stato di dipendenza, oppure specifici nutrienti, come zucchero o grassi, contenuti negli alimenti?
Una ricerca condotta da varie università sottolinea che questa forma di dipendenza è diversa da quella dalle droghe, perché il cervello risponde alle sostanze nutritive in un modo diverso rispetto agli stupefacenti. Nel caso del cibo, le persone possono sviluppare una compulsione di tipo psicologico, indotta dalle sensazioni piacevoli che il cervello associa a questo atto. Quindi, nell’affrontare il problema dell’obesità, l’attenzione andrebbe spostata dal cibo al rapporto della persona con l’attività di mangiare.
Gli autori dello studio osservano che la dipendenza dall’atto di mangiare non rientra nell’attuale classificazione dei disturbi mentali, e ipotizzano una rivistazione dei criteri per permettere la diagnosi formale di questo disturbo, anche se sarebbero necessari ulteriori studi. La ricerca, pubblicata dalla rivista Neuroscience & Biobehavioral Reviews, è stata condotta dalle Università Edimburgo, Aberdeen, Gothenburg, Essen, Utrecht e Santiago de Compostela. I ricercatori sono coinvolti nel consorzio NeuroFAST, un progetto finanziato dall’Unione europea, finalizzato a studiare la neurobiologia del comportamento alimentare, della dipendenza e dello stress.
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