Nei soggetti ad alto rischio cardiovascolare spesso si consiglia la riduzione del consumo di sale, grassi e zuccheri. Poichè gli effetti protettivi della dieta mediterranea sono stati confermati, uno studio ricavato dallo Stability ha valutato l’adesione ai principi della dieta mediterranea, oppure a una tipica dieta occidentale in soggetti con angina stabile di 39 paesi. Ha distinto i partecipanti in base a due diversi punteggi: il primo, Mediterranean Diet Score (MDS), ricavato sulla base dei livelli di assunzione di cereali integrali, frutta, verdura, legumi, pesce e alcol, e il secondo, Western Diet Score (WDS), calcolato considerando i consumi di cereali raffinati, dolciumi e dessert, bevande zuccherate e fritture. I valori ottenuti dalla combinazione dei due punteggi sono stati poi correlati all’incidenza di eventi cardiovascolari gravi (infarti non fatali, ictus non fatali e mortalità per cause cardiovascolari) nella popolazione allo studio.
I risultati riconfermano come, in soggetti ad alto rischio cardiovascolare, un maggior consumo degli alimenti più salutari (presenti peraltro anche in linee-guida nutrizionali indipendenti dalla dieta mediterranea) svolga una significativa funzione preventiva nei confronti del rischio di eventi gravi non fatali, infarto e ictus, ma anche nei confronti della mortalità cardiovascolare.
Il dato che fa riflessione è un altro: in questo stesso studio, tra i soggetti che consumavano una tipica dieta occidentale (ricca di grassi, zuccheri e sale) il rischio di eventi cardiovascolari non fatali e di mortalità cardiovascolare non risultava significativamente aumentato.
Gli Autori concludono sottolineando l’opportunità di incoraggiare tutta la popolazione, ma soprattutto le persone a maggior rischio cardiovascolare, a cambiare la propria alimentazione preferendo i cibi definiti “sani” da tutte le linee-guida nutrizionali.
Il dato che fa riflessione è un altro: in questo stesso studio, tra i soggetti che consumavano una tipica dieta occidentale (ricca di grassi, zuccheri e sale) il rischio di eventi cardiovascolari non fatali e di mortalità cardiovascolare non risultava significativamente aumentato.
Gli Autori concludono sottolineando l’opportunità di incoraggiare tutta la popolazione, ma soprattutto le persone a maggior rischio cardiovascolare, a cambiare la propria alimentazione preferendo i cibi definiti “sani” da tutte le linee-guida nutrizionali.
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