Un polimorfismo del gene FTO predispone al rischio di obesità. Quindi se ho questo gene sono condannato ad essere obeso? La risposta potrebbe essere data da questo studio chiamato HELENA (Healthy Lifestyle in Europe by Nutrition in Adolescence) che ha osservato 649 adolescenti di dieci città europee.
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Obesità e depressione: cosa fare?
Disturbi dell’umore e problemi di peso sono due condizioni che possono presentarsi contemporaneamente, soprattutto nelle donne, e possono determinare un circolo vizioso di comportamenti e stati d’animo che non favoriscono il trattamento delle due condizioni.
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Obesità: chirurgia o dieta?
Come si affronta l’obesità? Abbiamo visto le diete Strategie per dimagrire e le conseguenze. Abbiamo visto che l’obesità può essere affrontata con trattamenti diversi e dipendenti dalla gravità dell’eccesso ponderale e graduata in base alla gravità dell’obesità (Dalle Grave 1994, 2003, 2013).
Oggi un altro lavoro conferma l’utilità della
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Paradosso dell’obesità nel diabete tipo II
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La mia proposta_ob
– Marcel Proust -
La mia proposta terapeutica è un processo di educazione alimentare che ha l’obiettivo di fornire al paziente la capacità di utilizzare le proprie risorse e le proprie capacità per gestire l’alimentazione e i problemi a essa legati.
Penso che prescrivere semplicemente una dieta a un paziente che chiede di affrontare il proprio peso in eccesso non sia sufficiente a risolvere un problema così complesso. Se le origini sono in fattori psicologici, biologici e ambientali, qualunque intervento mirato a ridurre tale peso dovrebbe porsi l’obiettivo di identificare questi elementi, affrontarli e trovare una soluzione. Nella quotidiana pratica questo avviene assai raramente.
Il lavoro educativo si basa sulle esperienze del paziente. Al contrario di un approccio dietetico classico semplicemente prescrittivo (che richiede un paziente “perfetto”), il percorso individua tali errori come il momento più importante della terapia stessa, poiché offrono alla persona la possibilità di osservare ed eventualmente affrontare il problema stesso.
“I mari senza onde non fanno esperti i marinai”
– Proverbio africano -
I miei pazienti sono stimolati ad accettare la difficoltà e utilizzare questa esperienza come mezzo di miglioramento. Sono convinto che la persona sia in grado di “cambiare”: deve solo trovare la strada giusta!
Tutti i giorni, siamo “bombardati” da notizie sull’alimentazione. Su giornali, riviste, televisioni, radio, libri, si trovano pubblicità a prodotti alimentari, notizie di cucina e le diete più fantasiose. Il bello è che ne parlano tutti. L’importante non è essere competenti e preparati; basta essere famosi!
Ecco perché il percorso di educazione alimentare, oltre che sui comportamenti, approfondisce anche le conoscenze e le convinzioni che concorrono a mantenere il sovrappeso. L’incontro col paziente diventa un’occasione di confronto, di approfondimento, di rinforzo, a cui presentarsi non solamente per il semplice controllo del peso.
I pazienti sono continuamente informati e aiutati a superare le difficoltà incontrate, piuttosto che spinti ad accettare incondizionatamente una soluzione preconfezionata e valida per tutti.
E’ attivo uno sportello gratuito per rispondere ad esigenze di tipo informativo rispetto ad obesità, sovrappeso e disturbi alimentari ( anoressia, bulimia), al loro riconoscimento ed alle procedure di intervento.
Organizzo, presso il mio studio o nelle scuole, corsi individuali o a piccoli gruppi per la prevenzione dell’obesità utilizzando percorsi studiati e validati scientificamente. Questo programma di prevenzione ha dimostrato di ridurre del 63% il rischio d’insorgenza di obesità.
Offro percorsi individuali e di gruppo per raggiungere il peso ragionevole. Si tratta di percorsi per il trattamento di sovrappeso e obesità che permette di modificare lo stile di vita, liberarsi dalle diete, affrontare gli ostacoli alla perdita di peso, vincere la fame emotiva e i pensieri ingrassanti, superare gli ostacoli al mantenimento del peso. il trattamento ha una durata prestabilita. Sono divisi in due fasi: la prima finalizzata alla perdita di peso e la seconda al mantenimento del peso perso tramite opportune strategie.
Cosa fare: i trattamenti
L’obesità può essere affrontata con trattamenti diversi e dipendenti dalla gravità dell’eccesso ponderale.
La Tabella riporta un semplice schema che dimostra come la terapia possa essere graduata in base alla gravità dell’obesità, ai rischi potenziali che essa comporta per la salute e ai danni che eventualmente abbia già arrecato. (Dalle Grave 2013)
Secondo le necessità cliniche è possibile graduare gli interventi nel singolo paziente. Possiamo così parlare di terapia “sequenziale” o a “passi successivi” dell’obesità.
Va rilevato che la terapia farmacologia, il ricovero riabilitativo intensivo e la terapia chirurgica non vadano mai considerate sostitutive, bensì aggiuntive, alla modificazione dello stile di vita che rappresenta la terapia fondamentale per una gestione efficace e salutare dell’obesità.
Modificazione dello stile di vita
I programmi di modificazione dello stile di vita sono diversi dai tradizionali programmi dietologici prescrittivi perché aiutano le persone a diventare esperte nel controllo del loro peso e a modificare il loro stile di vita in modo persistente.
La ricerca scientifica afferma che i risultati ottenuti a breve o medio termine sono soddisfacenti: in media l’80% circa degli individui ottiene una perdita di peso che soddisfa il criterio di successo proposto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Questa riduzione del peso permette una notevole riduzione d’incidenza del diabete di tipo 2 e delle complicanze correlate al peso (ad esempio, apnee del sonno, diabete, ipertensione, dislipidemia,…).
I programmi di nuova generazione hanno incluso specifiche procedure per prevenire il recupero del peso, come ad esempio quelle incluse nel Look AHEAD (Action for Health in Diabetes), ed hanno dimostrato un buon mantenimento del peso corporeo perduto anche dopo quattro anni.
Terapia farmacologica
In Europa abbiamo pochi farmaci a disposizione per il trattamento dell’obesità.
Hanno solitamente efficacia limitata, effetti collaterali e, quando il farmaco è sospeso, il peso è recuperato.
Modificazione dello stile di vita più ricovero riabilitativo intensivo
Il ricovero riabilitativo intensivo è stato sviluppato per i pazienti con obesità grave, quando i trattamenti ambulatoriali non risolvono le problematiche presenti.
Il trattamento è diviso in due fasi: ad una breve fase di ricovero, segue un periodo ambulatoriale di consolidamento delle conoscenze e abilità acquisite. Recentemnte è stato studiato un percorso così strutturato:
– Fase 1 (trattamento ospedaliero; tre settimane).
– Fase 2 (trattamento ambulatoriale; quaranta settimane).
Nei pazienti che hanno terminato il trattamento, si è ottenuta una perdita di peso del 15%. Questo trattamento riabilitativo intensivo ha permesso una diminuzione marcata dei fattori di rischio cardiovascolari e un miglioramento dei sintomi di depressione e ansia, dell’immagine corporea e delle abbuffate.
Modificazione dello stile di vita più chirurgia bariatrica
Il trattamento chirurgico dell’obesità deve essere preso in considerazione per il trattamento di pazienti selezionati con obesità di classe terza (BMI >40) o seconda (BMI ≥35,0 e <40) che presentano gravi condizioni cliniche legate all’obesità quando i metodi meno invasivi si sono rivelati inefficaci.
I principali interventi di chirurgia per l’obesità oggi disponibili sono i seguenti:
- Diversione bilio-pancreatica.
- By-pass gastrico.
- Sleeve gastrectomy.
- Bendaggio gastrico regolabile.
Gli interventi chirurgici determinano un cospicuo calo ponderale nei primi 6-12 mesi. La perdita di peso è mantenuta soprattutto con la diversione bilio-pancreatica e il by-pass gastrico, mentre con bendaggio regolabile e sleeve gastrectomy il peso è parzialmente recuperato e il calo ponderale medio a distanza di anni si stabilizza sul 15-20%.
Le complicanze degli interventi chirurgici sono spesso importanti quindi, prima d’intraprendere una procedura di dimagrimento così invasiva, è bene che un’equipe multidisciplinare valuti i costi e i benefici dell’intervento con il paziente.
La chirurgia è però solo un elemento di un programma di trattamento molto più ampio che prevede anche un follow-up nutrizionale e comportamentale.
E’ stato recentemente dimostrato che l’associazione della chirurgia bariatrica con un programma di modificazione dello stile vita migliora l’esito del trattamento chirurgico perché determina una riduzione significativamente più rapida dell’IMC, della perdita di peso in eccesso e della massa grassa, rispetto ai trattamenti chirurgici che non aiutano i pazienti a modificare il loro stile di vita.
Questi dati indicano che la chirurgia può ottenere migliori risultati se integrata in una più ampia gestione di obesità che include un programma strutturato di modificazione dello stile di vita, possibilmente da iniziare prima dell’intervento.
Criteri per valutare se un centro applica una terapia moderna e
validata scientificamente
Dalle Grave 2013
Per valutare se un centro è adeguato, dovreste considerare i seguenti punti:
- È consigliabile che il centro sia specializzato nella cura dell’obesità e non sia un centro generico di dietologia.
- Il centro dovrebbe avere un’equipe composta da almeno un medico, uno psicologo-psicoterapeuta e un nutrizionista o dietista per affrontare le problematiche mediche, psicosociali e nutrizionali dell’obesità.
- Il centro dovrebbe essere in contatto con un reparto ospedaliero di riabilitazione intensiva specializzato nella cura dell’obesità grave per un eventuale ricovero o day-hospital.
- Il centro dovrebbe essere in contatto con un reparto ospedaliero specializzato nella chirurgia bariatrica dell’obesità.
- Qualsiasi trattamento dell’obesità dovrebbe essere associato a un intervento di modificazione dello stile di vita. I trattamenti che hanno un’evidenza scientifica di efficacia nel trattamento dell’obesità sono i seguenti:
- Modificazione dello stile di vita basata sulla terapia cognitivo comportamentale.
- Terapia farmacologica.
- Ricovero in reparti di riabilitazione intensiva ospedaliera.
- Chirurgia bariatrica.
- Nella cura dei bambini e degli adolescenti i familiari dovrebbero essere sempre coinvolti.
- Diffidare dei trattamenti che non forniscono informazioni chiare sulla durata, costi, risultati, modello teorico di riferimento e linee guida adottate.
- Diffidare delle cure che promettono cali di peso rapidi e facili da raggiungere.
Ostacoli alla perdita di peso
Malgrado molto spesso il sovrappeso sia considerato un problema semplicemente legato alla mancanza di forza di volontà, imputando in questo modo tutte le colpe al paziente che non è abbastanza forte da resistere alle tentazioni, in molti studi è stato dimostrato che la difficoltà a dimagrire è dipendente non solo da una non adeguata motivazione, ma anche da numerose difese biologiche che il nostro organismo mette in atto per ostacolare il dimagrimento. E’ fondamentale evidenziare che tali sistemi di difesa sono attivati soprattutto quando il regime calorico è molto restrittivo.
In maniera schematica, possiamo dire che i danni che il corpo subisce in conseguenza di una dieta sono:
- Adattamento metabolico
- Alterazione della composizione corporea; perdita massa magra
- Danni psicologici
- Danni comportamentali
Adattamento metabolico
La perdita di peso avviene quando ciò che consumiamo è superiore a ciò che introduciamo con il cibo. In questa situazione il corpo tende a metabolizzare (consumare) la massa di grasso. Quando la differenza tra le calorie introdotte e quelle eliminate è eccessiva, come accade nelle diete troppo rigide, il nostro organismo identifica tale situazione come un periodo di carestia. Esso reagisce a tale condizione tentando di adattarsi al “pericolo”. Inizia cosi a mettere in moto potenti sistemi di difesa, come risparmiare le calorie consumate, aumentare il senso di fame, resistere meno alle “tentazioni”, che inesorabilmente favoriranno il rapido recupero del peso perso. Questo meccanismo spiega perfettamente la teoria secondo cui, quando le diete sono troppo restrittive, “le diete fanno ingrassare”.
Alterazione della composizione corporea perdita di massa magra
Questa strategia da un lato porta a perdere un maggior numero di chili, ma dall’altro tali chili in più sono persi per riduzione di acqua e soprattutto massa muscolare.
E’ importante sapere che dimagrire significa perdere grasso, non muscoli o acqua.
Tra l’altro, a fare la differenza nel migliorare lo stato di salute, migliorare la capacità di resistere alla fatica e l’estetica è la quota di grasso perso (dimagrimento) e non la riduzione del peso per perdita di massa magra.
Inoltre la riduzione della massa muscolare induce direttamente una riduzione del metabolismo basale, per cui assistiamo ad una accentuazione dell’adattamento metabolico. L’unico modo che può garantire contemporaneamente un dimagrimento ottimale e il pieno rispetto della massa magra è prescrivere al paziente un programma alimentare il cui apporto calorico è basato sulla “misura” del Metabolismo Basale mediante la Calorimetria Indiretta.
Danni comportamentali
Una dieta rigida protratta per settimane o addirittura mesi crea alterazioni nella percezione di fame e sazietà inducendo a un fenomeno molto pericoloso che è la perdita di controllo sul cibo (abbuffata), che conduce all’inevitabile recupero del peso perso. E’ necessaria dunque la misurazione del dispendio energetico prima di impostare un programma alimentare. Così possiamo essere certi di rispettare le esigenze caloriche del nostro organismo, evitando le possibili conseguenze negative che questo comporta.
Danni psicologici
L’impossibilità di rispettare un piano alimentare eccessivamente ridotto rispetto alle proprie esigenze porta il paziente a un sempre crescente senso di colpa, disistima, senso di inadeguatezza, che compromettono ulteriormente la qualità della loro vita. Le persone che hanno alle spalle una lunga storia di perdita e recupero del peso, presentano spesso il circolo vizioso dei sensi di colpa. La dieta rigida intesa come prescrizione, o proposito dimagrante senza possibilità di trasgressione, porta allo sviluppo di pensieri e comportamenti che perpetuano l’obesità, un’obesità conseguente a un disturbo del comportamento alimentare.
La dieta rigida è seguita, alla fine, dalla perdita di controllo. Questo porta a un’assunzione di cibo che per quantità e modo è diversa dalla normalità. L’abbuffata è seguita dai sensi di colpa e da sentimenti di fallimento. Questa situazione mette in atto quei meccanismi emotivi e metabolici che portano a consolarsi con altro cibo in attesa di avere un’altra volta la voglia di ricominciare o di sperimentare qualcosa di nuovo. La persistenza di tale stato fallimentare e lo sperimentare il peso dei sensi di colpa, che pesano di più dei chili stessi, innesca dei meccanismi differenti nei vari soggetti. I soggetti giovani, con una forte motivazione estetica associata a un’insoddisfazione corporea marcata, possono arrivare al vomito o al rifiuto di cibo: nel primo caso per liberarsi dai sensi di colpa e dal cibo stesso, nell’altro per non sperimentare ancora i sensi di colpa. Si capisce come le due situazioni rappresentino l’anticamera di anoressia e bulimia.
Un terzo gruppo di soggetti meno giovani e con più fallimenti alle spalle decide di accettare l’obesità stessa vista l’incapacità di non riuscire nell’intento dimagrante. Tale apparente accettazione è in grado di far stare meno male rispetto ai sensi di colpa di cui si è stati più volte vittima.
Cause di sovrappeso e obesità
Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuovi paesaggi, ma nell’avere nuovi occhi.
– Marcel Proust -
Il sovrappeso e l’obesità derivano da un’alimentazione con un apporto di energia superiore ai consumi dell’organismo.
Quali sono i fattori che possono influenzare l’aumento di peso?
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Conseguenze di sovrappeso e obesità sulla salute
Mangiare senza giudizio quando si è sani significa costruire la propria malattia,
Mangiare senza giudizio quando si è malati significa nutrire la propria malattia.
Ippocrate, 460-377 a.c.
Le conseguenze di obesità e sovrappeso sulla salute sono molte e varie: dall’aumento del rischio di morte prematura a diversi disturbi debilitanti e psicologici che non sono letali, ma che possono influire negativamente sulla qualità della vita.
I maggiori sono:
- Sindrome metabolica
- Diabete tipo II
- Malattie cardiovascolari (infarto, ipertensione, ictus)
- Malattie del fegato e della colecisti
- Cancro (colon, mammella, endometrio, colecisti)
- Dislipidemie (ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia)
- Gotta
- Alterazioni della funzionalità mestruale (riduzione della fertilità e della possibilità di gravidanza
- Osteoartriti
- Alterazione della qualità della vita
Il grado di rischio è influenzato, per esempio, dalla quantità relativa di peso in eccesso, dalla localizzazione del grasso corporeo, dall’importanza dell’aumento di peso nell’età adulta e dalla quantità di attività fisica.
Sindrome metabolica
E’ la più nuova di tutte le “malattie” e, se vogliamo, è anche un po’ strana. Nata dall’esigenza di individuare le persone a più alto rischio d’infarto, si è poi caratterizzata con l’insulino resistenza, cioè con quelle alterazioni metaboliche che rappresentano un po’ il punto di cedimento di tutte le “violazioni di stile di vita” più comuni: alimentazione inadeguata, inattività fisica e fumo. Si definisce in “sindrome metabolica” una persona che presenti contemporaneamente almeno 3 dei seguenti parametri alterati:
- pressione arteriosa superiore a 130/85 mmHg.
- trigliceridi superiori a 150 mg%.
- colesterolo buono (HDL) basso, inferiore a 40 nelle donne e 50 mmol/L negli uomini.
- glicemia superiore a 100 mg%.
- circonferenza vita superiore a 88 cm nelle donne e 102 cm negli uomini.
La constatazione è che le persone con “sindrome metabolica” presentano un rischio di mortalità nettamente più alto delle altre, circa il doppio, anche se normopeso. Allo stesso modo una persona obesa senza altri segni di sindrome metabolica non presenta nessun apprezzabile aumento del rischio.
In realtà il rischio aumenta in maniera lineare all’aumentare del numero di alterazioni e, semplicemente, gli esperti hanno condiviso l’opinione di ritenere accettabile il rischio fino a due alterazioni e inaccettabile quello corso con tre o più alterazioni. E’ dimostrato quindi che anche piccole variazioni dalla “normalità”, come una pressione arteriosa di 135/85 o 160 mg% di trigliceridi che di per sé sono sempre state considerate con sufficienza, una volta riuniti in una costellazione di queste lievi alterazioni (almeno tre), costituiscono un elemento di rischio molto superiore che pesare 120 chili. Si tratta di piccoli campanelli d’allarme, ma che suonano molto forte “in coro”.
Un’altra novità è che si tratta di alterazioni “banali”, quasi tutte facilmente controllabili! La maggior parte di questi problemi può essere migliorata con un calo di peso relativamente modesto (10-15%), soprattutto se abbinato ad una alimentazione adeguata e un incremento dell’esercizio fisico. Molti studi hanno dimostrato che una dieta ricca di alimenti che caratterizzano la dieta mediterranea, sia in grado di ridurre gran parte dei valori che caratterizzano la sindrome metabolica. Osservazioni recenti ci dicono che bastano sei settimane!
Diabete di Tipo 2 e resistenza all’insulina
Di tutte le malattie gravi, il Diabete di Tipo 2 (il diabete che si sviluppa normalmente in età adulta) o diabete mellito non insulino-dipendente (NIDDM), è quello maggiormente legato all’obesità e al sovrappeso. In effetti, il rischio di sviluppare il Diabete di Tipo 2 aumenta già con un IMC nettamente al di sotto della soglia dell’obesità (IMC = 30). Le donne obese hanno probabilità 12 volte superiori di sviluppare il Diabete di Tipo 2 rispetto alle donne con un peso normale.
Il rischio di Diabete di Tipo 2 aumenta parallelamente all’IMC, soprattutto nei soggetti con una predisposizione genetica a questa malattia e cala parallelamente alla perdita di peso.
Malattie cardiovascolari e ipertensione
Le malattie cardiovascolari (CVD) comprendono la malattia coronarica (CHD), l’ictus e la malattia vascolare periferica. Queste patologie sono responsabili di un’elevata percentuale (fino a un terzo) della mortalità di uomini e donne nella maggior parte dei Paesi industrializzati con una crescente incidenza nei Paesi in via di sviluppo.
L’obesità predispone l’individuo a una serie di fattori di rischio cardiovascolare tra cui l’ipertensione e l’aumento del tasso di colesterolo nel sangue. Nella donna, l’obesità è al terzo posto tra i fattori di rischio di malattie cardiovascolari, dopo l’età e la pressione arteriosa. Una donna obesa ha un rischio di attacco cardiaco circa tre volte maggiore rispetto a quello di una donna magra della stessa età. I soggetti obesi hanno maggiori probabilità di avere alti livelli di trigliceridi (grassi) e di lipoproteina a bassa densità (LDL) o “colesterolo cattivo” e una diminuzione della lipoproteina ad alta densità (HDL) o “colesterolo buono”. Questo profilo metabolico si riscontra il più delle volte nelle persone obese con un elevato accumulo di grasso addominale (forma a “mela”) ed è stato messo in relazione con un aumento del rischio di malattie coronariche. Con la perdita di peso è prevedibile un miglioramento dei livelli di lipidi nel sangue. Una perdita di peso di 10 kg può determinare un calo del 15% dei livelli di colesterolo LDL e dell’8% dei livelli di colesterolo HDL.
L’associazione tra ipertensione (pressione arteriosa elevata) e obesità è ampiamente documentata e la proporzione d’ipertensione attribuibile all’obesità, nelle popolazioni occidentali, è stata stimata intorno al 30-65%. In effetti, la pressione arteriosa sale parallelamente all’IMC; per ogni aumento di peso di 10 kg, la pressione sale di 2-3mm Hg. Inversamente, il calo di peso induce una diminuzione della pressione arteriosa e solitamente per ogni riduzione del peso corporeo pari all’1%, la pressione scende di 1 o 2 mm Hg.
I soggetti in sovrappeso sono ipertesi in misura quasi tre volte superiore rispetto agli adulti con peso normale e il rischio di soffrire di ipertensione negli individui in sovrappeso tra i 20 e i 44 anni è quasi sei volte superiore rispetto agli adulti con peso normale.
Cancro
Anche se la correlazione tra obesità e cancro è meno ben definita, vari studi hanno rilevato un’associazione tra sovrappeso e incidenza di alcune forme di cancro, in particolare quelle ormone-dipendenti e gastrointestinali. Sono stati documentati maggiori rischi di cancro al seno, all’endometrio, alle ovaie e all’utero nelle donne obese e vi sono prove di aumento del rischio di cancro alla prostata e al retto negli uomini.
L’associazione più netta è con il cancro al colon, per il quale l’obesità aumenta di quasi tre volte il rischio, sia nell’uomo sia nella donna.
Gotta
E’ stata definita la malattia dei re: per contrarla, infatti, era indispensabile poter accedere a grandi quantità di cibo. Gran parte delle persone che soffrono di gotta sono francamente obese. Tra i personaggi famosi vittime della gotta ricordiamo Enrico VIII, Alessandro Magno, Carlomagno, Voltaire, Newton, Darwin, Leonardo. Tutti maschi perché la gotta colpisce quasi solo gli uomini. Le donne cominciano a soffrirne solo dopo la menopausa.
Già il filosofo John Locke (1632-1704), aveva individuato come, per stare meglio, era utile mangiare poca carne e abbondare in latte e verdure.
Questo perché un’alimentazione ricca di carne porta alla formazione di acido urico. L’acido urico è il modo con cui il nostro organismo elimina due basi azotate (adenina e guanina), chimicamente dette “purine”, presenti nel DNA ed RNA. Queste purine, trasformate in acido urico, devono essere eliminate dal rene con le urine. Quest’acido, essendo poco solubile in acqua, appena raggiunge i 7.0 mg%, tende a precipitare. Si formano così calcoli renali e cristalli che ledono i tessuti e scatenano una violenta risposta infiammatoria.
Osteoartrite
Le malattie degenerative delle articolazioni portanti, come il ginocchio, sono complicazioni molto diffuse dell’obesità e del sovrappeso. Il carico eccessivo è la causa del danno meccanico alle articolazioni.
Anche il dolore nella parte inferiore della schiena è più comune nei soggetti obesi e può essere uno dei fattori che contribuiscono maggiormente a causare l’assenza dal lavoro imputabile all’obesità.
Sovrappeso e obesità
Uno dei problemi più comuni tra quelli correlati al moderno stile di vita è il sovrappeso. Il sovrappeso grave, o obesità, è uno dei maggiori fattori di rischio per lo sviluppo di molte patologie croniche quali: malattie cardiache e respiratorie, diabete mellito non-insulino-dipendente o diabete di Tipo 2, ipertensione e alcune forme di cancro, come anche il rischio di morte precoce.
Gli studi scientifici più recenti hanno dimostrato che i rischi per la salute provocati da un eccesso di grasso corporeo non sono solo legati ai gravi problemi dell’obesità, ma sono associati anche a un aumento di peso relativamente ridotto.
Classificazione
Con i termini di Sovrappeso e Obesità si considerano due diversi livelli della stessa condizione: un peso eccessivo come conseguenza di un aumentato accumulo di grasso.
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